Quattordici ferite, una città delusa: Palermo, dove stai andando?

Pubblicato il 5 maggio 2025 alle ore 17:11

È il 5 di maggio. E sebbene i riferimenti alla morte di Napoleone e, di conseguenza, alla poesia del Manzoni siano già stati infiniti nel corso della storia, non si può non pensare che quest’anno, a morire in questo giorno celebre, siano le nostre ultime speranze di cavalcare trionfalmente verso la promozione tramite i playoff.

Già, se dopo la bella partita giocata a Catanzaro eravamo tutti pronti a incensare i nostri campioni, disquisendo su nuovi equilibri trovati e sulla profondità della rosa senza eguali, oggi ci ritroviamo a leccarci le ferite per la quattordicesima volta in campionato.

Sorvolando — ma neanche tanto — sul fatto che si parla della terza sconfitta nelle ultime quattro gare. Un ruolino che lascia veramente interdetti. Soprattutto se consideriamo il fatto che sono arrivate contro squadre che non dovrebbero avere ambizioni come le nostre.

Ammesso che siano reali, s’intende. Perché qualche dubbio non può non venir fuori. Se da un lato la società si dimostra assolutamente pronta e determinata ad andare in A, esibendosi in un mercato invernale di un certo livello, dall’altro alcune scelte destano non poche perplessità. L’assunzione di un management sicuramente capace, ma mai entrato realmente in sintonia con gli umori della città, su tutte.

Gardini è sicuramente un grandissimo professionista, ma, ammesso che siano cose di sua competenza, ha sicuramente sbagliato almeno due direttori sportivi (non ce ne voglia il buon Leandro Rinaudo) e ritardato un paio di esoneri. E questi, considerata la mole dell’investimento del CFG, dovrebbero essere errori imperdonabili.

Perché allora non si pone immediatamente rimedio? Perché si continua a percorrere questa strada tracciata così male? È veramente così arduo prendere coscienza del fatto che bisogna affidarsi a gente che ha già dimostrato di riuscire a fare bene nel nostro calcio?

Stamattina, chi vi scrive rifletteva sulla grandezza del progetto Manchester City. Su quanto sia riuscito a diventare un modello ormai da imitare in tutto il mondo. Ma mentre mi perdevo tra i ricordi delle meravigliose parole di Ferran Soriano, riflettevo anche su quanto sia costato a questi arabi in termini di miliardi di euro.

Affidandosi alla gente giusta, qui in Italia si potrebbe creare un bellissimo modello senza spendere tutti quei quattrini. Avrebbe senso sprecarne così tanti, ancora?

Serafino Maniscalco

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