City Football Group a Palermo: tre anni di illusioni e umiliazioni

Pubblicato il 4 maggio 2025 alle ore 20:36

Seppur tifosi e affettivamente legati alla squadra per cui si tifa da una vita, bisogna analizzare le cose in modo obiettivo, senza riguardi né morbidezze, senza alcuna parziale attenzione a protezione della squadra. Di conseguenza, in momenti come questi, la cronaca, la prestazione, l’atteggiamento dei singoli diventano margine, e non centro, del nostro focus.

Già nell’ultimo approfondimento pubblicato su queste pagine, nel post-Südtirol, avevamo affermato che, oggettivamente, il Palermo non meritasse fiducia, se nulla o pochissimo fa per meritarla.

Adesso, dopo la seconda sconfitta consecutiva, con una prestazione più che sconcertante — soprattutto nella ripresa (ancora una volta gol subito all’avvio del secondo tempo, e poi il nulla) — possiamo ribadirlo con assoluta certezza: questa squadra, questo allenatore, questa rosa, la resa e l’atteggiamento in campo passivo e indolente, questa proprietà, per le sue scelte, non meritano fiducia. E aggiungiamo: non meritano, non meriterebbero affatto di disputare quei playoff che non stanno facendo nulla per conquistare, proteggere e garantirsi.

Non lo meritano affatto, per quanto (non) fanno vedere in campo. Non solo sul piano del gioco, ma soprattutto su quello della voglia, della fame, della totale assenza di desiderio di risultato. Questa squadra, questi ragazzi, con pochissime e risicate eccezioni, non meritano uno stadio pieno, l’attenzione che ricevono e, probabilmente, nemmeno le nostre analisi.

Di certo non hanno meritato il seguito in trasferta, sempre garantito e pieno di passione. E noi, piazza e tifosi, non meritiamo di prolungare inutilmente una nauseante agonia calcistica, che teoricamente dovrebbe vederci concorrere con convinzione per la conquista di quel terzo posto utile alla promozione in Serie A, dopo le già promosse Sassuolo e Pisa.

Il Palermo non merita la A, e a questo punto non merita nemmeno di giocarsela, di provarci, perché pare proprio che non gliene freghi niente.

In tre anni di City Group, il volume di cocenti delusioni e umiliazioni regalate a un tifo sempre vicino ha superato ogni limite di umana sopportazione e decenza.

Non si capisce se abbiamo una squadra di pessimi mercenari, attenti solo al ricco bonifico mensile, o di indolenti mezzi giocatori senza cuore, orgoglio e attributi. Perché non è possibile mostrare sistematicamente questa pochezza assoluta, questo continuo ripetersi delle stesse prestazioni, degli stessi errori, delle stesse dinamiche autodistruttive in campo.

Si pascola molli, per vie orizzontali, senza corsa né grinta. Nemmeno quando si deve inseguire un risultato che ci vede soccombere, e il tempo stringe, si vede una squadra mettere animo e muscoli. Nulla.

Abbiamo un gruppo di gente apatica che rende infinitamente meno del minimo atteso? O c’è altro, che nasce fuori dal rettangolo di gioco? Quali sono le cause di questo scempio ormai triennale?

A parte un’indole tutt’altro che indomita dei nostri “eroi” in maglia rosa, è indubbio che in questo triennio fallimentare spicchi l’assenza di una figura dirigenziale presente e autorevole, capace di sferzare e motivare una squadra i cui elementi vivono ovattati, qualunque siano i risultati del campo. Ragazzi mai realmente posti di fronte alle proprie responsabilità, ma abilissimi a incassare stipendi fuori media per la Serie B.

Il tutto contornato da un tifo sempre troppo speranzoso e attendista, nonostante le evidenze di annate disastrose rispetto alle premesse e nonostante investimenti comunque ingenti per la categoria.

Bisogna capire di chi sia la responsabilità di questi flop e trovare soluzioni efficaci, rapidamente.
È solo colpa di una rosa di pecorelle (altro che aquile) timide, viziate e svogliate, senza grinta e personalità in quasi tutti i suoi elementi, pessimamente guidati e allenati da Dionisi?
O è colpa della società, incapace di gestire e motivare la rosa e di prendere decisioni drastiche e tempestive quando serve (vedi il mancato esonero di Dionisi a gennaio, unitamente all’ex DS De Sanctis)?

O, per caso, questo brusco stop dopo quella vittoria a Catanzaro — che pareva aver sistemato tutto — coincide con l’empasse col Comune sulla concessione dello stadio?

Quest’ultima ipotesi sarebbe l’unica comprensibile per i tifosi, e perfino giustificabile, come spiegazione di un improvviso disimpegno in chiave playoff e promozione, causa braccio di ferro col Comune. Però, se così fosse, si faccia chiarezza. Che lo si dica, o perlomeno lo si faccia intuire in modo plateale.

Il Palermo resta artefice del proprio destino, con un misero punto di vantaggio su Bari e Cesena, a meno due dalla fine della regular season. Frosinone e il recupero con la Carrarese — partite, entrambe, da giocare in casa — diranno se faremo parte dei playoff.

Ma davvero, vedendo l’atteggiamento del Palermo in queste due ultime uscite sconcertanti, verrebbe da dire: a che pro? Perché prolungare questo calvario?

Marco Iona

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