Palermo, è dura ballare il tango quando la musica non c'è

Pubblicato il 18 maggio 2025 alle ore 09:17

La sconfitta per 1-0 maturata ieri a Castellammare di Stabia nei quarti di finale dei playoff promozione è una riproduzione fedele, quanto avvilente, dell’intera stagione 2024/2025 del Palermo.

Lo è nel risultato – la quindicesima sconfitta in un campionato più che mai deludente – ma, soprattutto, nella prestazione priva di mordente e della benché minima idea di gioco espressa in campo.

Si tratta, sul piano sportivo, di un fallimento. E se il ragionamento venisse esteso all’intero triennio in cui il City Football Group ha operato a Palermo, non si potrebbe fare altro che parlare di catastrofe calcistica.

Una vera e propria calamità il modo in cui la holding anglo-emiratina ha finora gestito le questioni squisitamente legate al campo – che poi dovrebbero costituire l’aspetto più importante per chi si occupa di pallone a livello professionistico.

Una stagione, e un triennio, che si chiudono con una spaccatura senza precedenti tra squadra e pubblico, culminata alla vigilia dello spareggio contro la Juve Stabia, quando il tifo organizzato della Curva Nord ha deciso di disertare la trasferta in terra campana, dichiarando conclusa la propria stagione sugli spalti.

Tre anni di ingenti investimenti economici da parte del CFG per allestire una squadra che non è mai stata, nemmeno lontanamente, competitiva in chiave promozione; un triennio che ha visto alternarsi direttori sportivi, allenatori e calciatori arrivati a Palermo con buone, se non ottime, credenziali, ma che in rosanero si sono persi in un mare di mediocrità, in cui la navigazione a vista è sembrata essere una costante.

Occorrerà cambiare, e tanto, se l’obiettivo della proprietà è quello di raggiungere la Serie A, a partire dalla sostituzione delle figure apicali nell’area manageriale e tecnica, che hanno ampiamente dimostrato di non essere adatte a fare calcio in una piazza ambiziosa, con professionisti di comprovata esperienza e spessore, realmente utili alla causa.

Occorrerà cambiare anche l’atteggiamento nei confronti dei tifosi che, usando un lessico familiare al CFG, rappresentano l’asset aziendale più strategico di questo club. Non possono essere umiliati da stagioni sportive di questo livello, né da scelte di comunicazione e marketing che li riducono al ruolo arido di consumatori passivi.

Servirà, insomma, una robusta rivisitazione del modus operandi con cui il CFG ha lavorato finora a Palermo. Perché, se è vero che il tango si balla in due, è dura ballare quando la musica non c’è.

Roberto Rizzuto

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