Durante la cena di gala dell’Anglo-Palermitan Trophy, alla vigilia della sfida del 9 agosto tra Palermo e Manchester City, Pep Guardiola e Filippo Inzaghi hanno condiviso alcune riflessioni sul ruolo dell’allenatore in una conversazione, moderata dal CEO del City Football Group Ferran Soriano, e pubblicata oggi sul sito ufficiale del club rosanero.
Parlando del passaggio dal campo alla panchina, Guardiola ha ammesso: «Da bambini sognavamo di essere giocatori, non allenatori. Fare il tecnico è stata la conseguenza naturale di quello che abbiamo vissuto in carriera». Inzaghi, da parte sua, ha aggiunto: «Da calciatore era più semplice, bastava lavorare sodo. Da allenatore arrivano i capelli bianchi, ma la soddisfazione più grande è trasmettere ai giovani l’amore per questo sport».
Sul tema delle aspettative, l’ex bomber del Milan ha spiegato: «Le attese dei tifosi e della società non mi spaventano, anzi mi caricano. Mi rifugio sempre nel lavoro e cerco di essere il primo esempio per la mia squadra». Guardiola, invece, ha sottolineato la necessità di guardare al presente: «Se pensi ogni giorno che devi vincere la Champions o il campionato, non dormi la notte. Bisogna concentrarsi solo sulla prossima partita».
Spazio anche alla preparazione delle gare. «Noi possiamo dare dettagli, ma alla fine sono i calciatori a fare la differenza», ha ricordato Guardiola. Inzaghi ha concordato: «La bravura di un allenatore è trovare il vestito giusto per la squadra e ridurre al minimo i propri errori».
Infine, un passaggio dedicato al valore della sconfitta. «Si impara di più quando si perde, ma si vive peggio. Meglio vincere e imparare meno», ha scherzato Guardiola. Inzaghi ha chiuso con una riflessione personale: «Negli insuccessi ho sempre cercato di mettermi in discussione. È questo che oggi mi fa sentire un allenatore migliore rispetto a qualche anno fa».
Redazione
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