Non sappiamo quale sia il punto esatto in cui la sicurezza in sé stessi si trasforma in presunzione. Una cosa però è certa. Conosciamo il luogo esatto in cui questa trasformazione avviene spesso.
Sì, perché, tra gli ulivi vecchi e nuovi di Torretta, si trova l’ufficio del nostro caro Mister, Alessio Dionisi. Che, oltre ad aver dato i natali a mirabolanti vocaboli in stile "antani", si avvita su sé stesso alla ricerca della prossima invenzione tattica senza senso.
Già, perché lui non cederà mai alla banalità del pragmatismo. Lui è l’ultimo baluardo della fantasia applicata al calcio. Così, se gli manca un difensore per un infortunio, nessun passo indietro. Riscopre nuovamente Blin centrale di difesa, lasciando il povero Gomes a rincorrere gli avversari per tutto il campo. Riproponendo Ranocchia mediano, classico ruolo di chi sceglie la maglia numero 10. Allargando la crisi a tutti i reparti. Per questo poi prendi un gol come il primo che abbiamo subito a Bari, incupendo ancora di più uno dei giocatori di maggior talento della categoria.
Pohjanpalo ci mette il solito zampino. Ignorando però il fatto che la fantasia del nostro Mister è infettiva peggio delle influenze nelle scuole elementari. Al punto che anche (il mai generoso) Bonacina decide di realizzare la sua opera artistica attraverso l’annullamento di una rete che mette in discussione il regolamento, ma anche i concetti di tempo e di spazio così come li conosciamo.
Il triste epilogo è ormai una consuetudine di questa stagione, caratterizzata dalla necessità, appunto, di sorprendere del nostro toscano preferito. Che, come al solito, propone gli ingressi sbagliati nei momenti sbagliati.
Torniamo a casa, dal San Nicola, perdendo una partita che era importante non perdere. Ma con la sensazione che il nostro sogno è comunque ancora vivo. Vuoi vedere che alla fine quella “fantasia” ha contagiato anche noi?
Serafino Maniscalco

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